Lo sapevi che...

Le Perseidi sono uno sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole. La pioggia meteorica si manifesta dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto e il picco di visibilità è concentrato attorno al 10/12 agosto, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora. Ciò rende questo sciame tra i più rilevanti in termini di osservabilità tra tutti quelli incrociati dal nostro pianeta nel corso della sua rivoluzione intorno al Sole.

Queste meteore sono chiamate Perseidi perché appaiono dalla direzione generale della costellazione di Perseo (anche se in tempi più moderni il radiante si è spostato fino a lambire la confinante costellazione della Giraffa).

Il flusso di detriti è chiamato “nuvola delle Perseidi” e si estende lungo l'orbita della cometa Swift-Tuttle, che ha un nucleo di circa 10 km. La nube è costituita da particelle espulse dalla cometa mentre percorre la sua orbita di 133 anni. La maggior parte delle particelle fa parte della nube da circa mille anni. Tuttavia, c'è anche un filamento di polvere relativamente giovane nel flusso che è stato staccato dalla cometa nel 1865, che può dare un mini-picco anticipato il giorno prima dello sciame massimo. Le dimensioni della nube in prossimità della Terra sono stimate in circa 0,1 unità astronomiche (UA) di diametro e 0,8 UA lungo l'orbita terrestre, distribuite in base alle interazioni annuali con la gravità terrestre. Il suo ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992, e il prossimo si realizzerà nel 2126, per cui le meteore che noi vediamo ora sono particelle rilasciate durante le passate orbite della cometa.

Le prime osservazioni dello sciame delle Perseidi furono fatte dai Cinesi nel 36 d.C. Fu però soltanto nel 1866, a seguito del passaggio al perielio della Swift-Tuttle del 1862, che l'astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli riuscì a scoprire il legame tra gli sciami meteorici e le comete.

Le Perseidi in Italia sono note come Lacrime di San Lorenzo e il fenomeno, tradizionalmente collegato alla notte del 10 agosto intitolata a San Lorenzo martire, è noto anche come la notte di San Lorenzo. Secondo una leggenda popolare esse rappresenterebbero le scintille sollevate dalle braci del martirio del santo che, sospese nel cielo, tornano sulla Terra una volta all'anno il 10 agosto, data canonica del suo calvario.

12 giugno 1922 – Nasce a Firenze, in via Cento Stelle, nel quartiere Campo di Marte (!), l’astrofisica e divulgatrice italiana Margherita Hack (29 giugno 2013). Dopo gli studi classici e discreti risultati a livello nazionale nel salto in alto, nel 1945 Margherita Hack si laurea con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi. Il lavoro viene condotto presso l'Osservatorio astronomico di Arcetri, luogo presso il quale inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca.

Inizia un periodo di precariato come assistente presso lo stesso Osservatorio e come insegnante presso l'Istituto di Ottica dell'Università di Firenze. Nel 1947 la Ducati, industria milanese che inizia a occuparsi di ottica, le offre il primo impiego. Margherita accetta, si trasferisce con la famiglia, ma dopo un solo anno sente l'esigenza di tornare al "suo" ambiente universitario, a Firenze.

Dal 1948 al 1951 insegna astronomia in qualità di assistente. Nel 1954 ottiene la libera docenza e, appoggiata e spinta dal marito, inizia la sua attività di divulgatrice scientifica, collaborando con la carta stampata. Margherita chiede ed ottiene il trasferimento all'Osservatorio di Merate, vicino Lecco, una succursale dello storico Osservatorio di Brera.

Nello stesso periodo tiene corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l'Istituto di Fisica dell'Università di Milano. Inizia a collaborare con università straniere in qualità di ricercatore in visita. Accompagnata dal marito, che la segue in ogni spostamento, collabora con l'Università di Berkeley (California), l'Institute for Advanced Study di Princeton (New Jersey), l'Institut d'Astrophysique di Parigi (Francia), gli Osservatori di Utrecht e Groningen (Olanda) e l'Università di Città del Messico.

È il 1964 quando diviene professore ordinario, ottenendo la cattedra di astronomia presso l'Istituto di Fisica teorica dell'Università di Trieste. In qualità di professore ordinario assume l'incarico della direzione dell'Osservatorio astronomico. La sua gestione durerà per più di vent'anni, fino al 1987, e darà nuova linfa ad un'istituzione che in Italia era ultima sia per numero di dipendenti e ricercatori, che per qualità della strumentazione scientifica, arrivando a darle risonanza anche in campo internazionale.

L'enorme sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso in università, ha fatto nascere nel 1980 un "Istituto di Astronomia" che è stato poi sostituito nel 1985 da un "Dipartimento di Astronomia", che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della 'Scuola internazionale superiore di studi avanzati' (Sissa).

Ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato "Stellar Spettroscopy", scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve è considerato ancora oggi un testo fondamentale.

Nel tempo ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista "L'Astronomia" di cui sarà direttore per tutta la vita. Nel 1980 ha ricevuto il premio "Accademia dei Lincei" e nel 1987 il premio "Cultura della Presidenza del Consiglio". Margherita Hack è stata membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Astronomica Internazionale e della Royal Astronomical Society.

Nel 1992 ha terminato la carriera di professore universitario per motivi di anzianità, continuando tuttavia l'attività di ricerca. Nel 1993 è stata eletta consigliere comunale a Trieste. In pensione dal 1997, ha comunque continuato a dirigere il "Centro Interuniversitario Regionale per l'Astrofisica e la Cosmologia" (CIRAC) di Trieste, dedicandosi a incontri e conferenze al fine di "diffondere la conoscenza dell'Astronomia e una mentalità scientifica e razionale".

Tanti i riconoscimenti e le onorificenze che le sono state conferite (Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura, Civica benemerenza del Comune di Trieste), cittadinanze onorarie, un francobollo emesso da Poste Italiane, un asteroide (8558 Hack), una scultura bronzea (nella sede centrale dell’Università degli Studi di Milano. La prima, sul suolo italiano, a rappresentare una scienziata).

Ma Margherita non è stata solo questo, è stata anche una donna generosa, piena di interessi e di passioni. Sposata con Aldo de Rosa dal 1944 alla sua morte, amante degli animali (in particolare dei gatti), vegetariana convinta (dichiarò di non avere mai mangiato carne in vita sua), appassionata di bicicletta e persino autrice di una canzone (Questo è il mondo) presentata alle selezioni del Festival di Sanremo nel 2006, ma non ammessa alla competizione canora… Ma anche politica e attivista per i diritti civili e degli animali. Protagonista di un ebook per bambini in forma di cartone animato, comparve anche in una puntata de “La Pimpa”, perché la sua passione per la divulgazione non conosceva limiti di età…

Stelle doppie e stelle variabili

Stelle doppie e stelle variabili

La definizione di stella doppia è molto generica, in quanto con questi termini si indicano due stelle che appaiono vicine nel cielo, sia che esse formino una coppia fisica (quindi che siano legate gravitazionalmente), sia che si tratti di una coppia puramente prospettica. La definizione corretta sarebbe di stella binaria nel primo caso e di stella doppia (o binaria ottica) nel secondo; tuttavia questa distinzione viene di solito operata fra i corrispondenti termini inglesi (binary star e double star), mentre nelle altre lingue si tende spesso a considerarli sinonimi.

Numerose stelle doppie, prima di essere riconosciute come tali (prima dell’invenzione e del potenziamento degli strumenti di osservazione), hanno ricevuto anche una denominazione nei cataloghi di Bayer, Flamsteed, etc. e solo in seguito sono state inserite in cataloghi dedicati a questa particolare tipologia di oggetti, insieme alle stelle doppie scoperte in seguito.

Segue un breve elenco dei cataloghi più noti e delle abbreviazioni che si possono incontrare negli atlanti stellari.

William Herschel Double Star Catalogue - H. Serie di elenchi di stelle doppie pubblicati da William Herschel tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, contenenti circa 830 sistemi binari. Generalmente gli oggetti di questi elenchi utilizzano una H seguita da un numero romano che indica il grado di separazione dell'angolo, ma detta denominazione ha subito delle modifiche con i cataloghi redatti successivamente, rivisti e modificati da James South e dal figlio di Herschel, John.

A titolo di esempio, H V 79, h 3750 (John Herschel, vecchia designazione), Herschel 2682 (ambiguo, più probabilmente riferito a John), HJ 342 (John Herschel), HN 40 (o "H N 40", W. Herschel - 1821), Sh 228 (John Herschel/James South), SHJ 44 (John Herschel/James South).

Paradossalmente, il lavoro di Herschel (che possiamo a ragion veduta definire lo “scopritore delle stelle doppie”, in quanto è stato il primo ad accorgersi che molte di esse formavano un sistema le cui componenti erano legate da mutua attrazione gravitazionale) è stato inglobato in cataloghi successivi e le “sue” stelle sono scomparse quasi del tutto… fino al 2011 quando i suoi cataloghi sono stati “restaurati” ed è stata stilata una lista di 500 stelle doppie, messa a disposizione della comunità astronomica internazionale.

Dunlop Double Star Catalogue – DUN. Il Dunlop Double Star Catalogue, pubblicazione di James Dunlop del 1829, è un catalogo di 253 stelle doppie osservate dal Nuovo Galles del Sud, in Australia. La conoscenza di Dunlop dei metodi astronomici era limitata, ma fu tra i primi a rilevare il cielo australe e alcune stelle sono conosciute con la numerazione del suo catalogo.

Tali stelle, ordinate numericamente da 1 a 253, possono essere, indifferentemente, precedute dalla lettera greca D, dall’abbreviazione DUN (o Dun) o dal nome per esteso Dunlop. Es. D 38 = DUN 38 = Dunlop 38.

Cataloghi Struve. Ci sono due Cataloghi Struve di stelle doppie, prodotti da padre e figlio Friedrich Georg Wilhelm von Struve e Otto Wilhelm von Struve, contenenti rispettivamente 2740 e 514 stelle. Spesso le stelle doppie incluse nei loro cataloghi sono contrassegnate da una lettera S (per il padre) e OS (per il figlio) ma questa designazione è riduttiva, in quanto non tiene conto delle stesure originali.

Per completezza inserisco alcuni esempi: S2740 (Struve padre), Dorpat 502 (scoperta fatta presso l'Osservatorio Dorpat in Estonia, che costituisce il Catalogo Dorpat), OS65 (Struve figlio), OSS123 (Struve figlio, appendice), STF2740 (Struve padre nel catalogo WDS), STT65 (Struve figlio nel catalogo WDS), STTA 123 AB (Struve figlio, appendice, nel catalogo WDS), Struve 1 (designazione generica, ambigua).

Burnham Double Star Catalog - BDN. Il Burnham Double Star Catalog è un catalogo di stelle doppie entro 121° dal Polo Nord celeste. Fu pubblicato in due parti dalla Carnegie Institution di Washington nel 1906. La prima parte fornisce coordinate, designazioni e magnitudini per 13.665 coppie di stelle doppie, comprendenti quasi tutte le stelle doppie scoperte prima del 1906. La seconda parte contiene misure, note e riferimenti a pubblicazioni per ciascuna coppia. La sua pubblicazione fu uno stimolo all'osservazione delle stelle doppie.

Il BDS è stato compilato da Sherburne Wesley Burnham, che ci ha lavorato sporadicamente per 36 anni, a partire dal 1870. Dopo che Burnham si ritirò dall'Osservatorio di Yerkes, aveva accumulato materiale per una revisione del suo catalogo. Questo alla fine fece parte dell'Aitken Double Star Catalog (ADS) del 1932, il successore del BDS.

Aitken Double Star Catalogue - ADS. È stato compilato dall'astronomo statunitense Robert Grant Aitken e pubblicato nel 1932 in due volumi col titolo New general catalogue of double stars within 120° of the North Pole (Nuovo catalogo generale delle stelle doppie entro 120° dal Polo Nord).

Il catalogo contiene le misurazioni di 17.180 stelle doppie che si trovano a nord di -30° di declinazione. Le stelle in questo catalogo vengo identificate con un indice numerico progressivo preceduto dal prefisso ADS.

Catalogue of Southern Double Stars. Il catalogo delle stelle doppie meridionali è stato pubblicato nel 1955 da Richard Alfred Rossiter. Contiene 8065 stelle doppie, alcune delle quali sono stelle binarie (e multiple), altre invece solamente prospettiche.

Luyten Double Star Survey – LDS: (Double Stars with Common Proper Motion). Pubblicato dal 1940 al 1987 contiene tutte le stelle doppie con moto proprio comune scoperte dall'astronomo americano di origine olandese Willem Jacob Luyten.

Washington Double Star Catalogue - WDS. Aggiornato dall'United States Naval Observatory (USNO), è il principale database mondiale di informazioni astrometriche su stelle doppie e multiple. Il catalogo WDS contiene posizioni (J2000), designazioni dello scopritore, epoche, angoli di posizione, separazioni, magnitudini, tipi spettrali, moti propri e, se disponibili, numeri e note di Durchmusterung per i componenti di 155.511 sistemi. Il catalogo include anche dei sistemi multipli. In generale, una stella multipla con n componenti è riportata nel catalogo come n-1 coppie di stelle.

Il database usato per compilare il catalogo viene originato nell'Osservatorio Lick con i dati provenienti da un gran numero di misurazioni, dal Catalogo Hipparcos, l'interferometria Speckle ed altre fonti.

Utilizza un'abbreviazione in codice alfabetico latino che indica lo scopritore, come STF per Friedrich Struve piuttosto che la tradizionale Σ e in aggiunta alle designazioni tradizionali, tali stelle sono spesso citate utilizzando questi codici (ad esempio, STF2740; per Σ2740; vedi cataloghi Struve) o con designazione WDS (WDS 20568+6134 o WDS J20568+6134). Il WDS è una versione aggiornata dell'IDS (Index Catalog of Visual Double Stars).

 
Nomenclatura delle stelle variabili

La nomenclatura delle stelle variabili usa una variazione della nomenclatura di Bayer per assegnare i nomi alle stelle.

Nei secoli scorsi erano conosciute solo poche stelle variabili, e perciò sembrò ragionevole usare le lettere dell'alfabeto romano, iniziando dalla R (infatti Bayer si era fermato alla Q) e aggiungendo alla lettera il genitivo latino della costellazione in cui si trova (per esempio, R Coronae Borealis). Ancora nel 1836, solo una costellazione aveva dovuto ricorrere alla S perché era stata scoperta una seconda variabile in essa, il Serpente.

L'avvento della fotografia astronomica fece aumentare enormemente il numero di stelle variabili conosciute, e i loro nomi raggiunsero velocemente la Z. Si tentò di correre ai ripari ricorrendo al raddoppio: iniziando da RR, poi RS, fino a ZZ. Anche questo non bastò, e si ripartì dall'inizio dell'alfabeto: AA, AB, fino a QZ, avendo quindi 334 combinazioni disponibili per ogni costellazione.

I progressi strumentali fecero piazza pulita anche di questo numero, e gli astronomi rinunciarono alle lettere, usando semplicemente un numero progressivo che, per coerenza storica, fu fatto partire da 335.

Riassumendo, il sistema di numerazione delle stelle variabili ha questa struttura:

Parte dalla lettera R e arriva fino alla Z.
Continua con RR...RZ, poi SS...SZ, TT...TZ fino a ZZ.
Usa quindi AA...AZ, BB...BZ e così via fino a QZ.
Abbandona l'alfabeto latino dopo 334 combinazioni e inizia a numerare con una "V" preposta al numero: V335, V336, e così via all'infinito.
Nota bene: la lettera J è sempre omessa.

Esempi di nomi di stelle variabili: R Coronae Borealis, RR Lyrae, YY Geminorum e V348 Sagittarii.

Catalogo GCVS (General Catalogue of Variable Stars) è un catalogo di stelle variabili. La versione più aggiornata del catalogo contiene 30.000 stelle.

Fonte: Wikipedia

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L'Agenzia spaziale europea (ESA, European Space Agency), è un'agenzia internazionale fondata il 30 maggio 1975 incaricata di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei. Il suo quartier generale si trova a Parigi in Francia, con uffici a Mosca, Bruxelles, Washington e Houston. Il personale dell'ESA del 2016 ammontava a 2.200 persone (esclusi sub-appaltatori e le agenzie nazionali) e il budget del 2022 è stato di 7,15 miliardi di euro, principali finanziatori: Francia (24,5%), Germania (21,1%) e Italia (14,1%) . Attualmente il direttore generale dell'agenzia è l'austriaco Josef Aschbacher.

Lo spazioporto dell'ESA è il Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana francese, un sito scelto, come tutte le basi di lancio, per via della sua vicinanza con l'equatore. Durante gli ultimi anni il lanciatore Ariane 5 ha consentito all'ESA di raggiungere una posizione di primo piano nei lanci commerciali e l'ESA è il principale concorrente della NASA nell'esplorazione spaziale.

Le attività dell’ESA sono distribuite in centri dislocati nei vari paesi europei: le missioni scientifiche dell'ESA hanno le loro basi al Centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale (ESTEC) di Noordwijk, nei Paesi Bassi, il Centro europeo per le operazioni spaziali (ESOC) si trova a Darmstadt in Germania ed è responsabile del controllo dei satelliti ESA in orbita. Le responsabilità del Centro europeo per l'osservazione della Terra (ESRIN) di Frascati, in Italia, includono la raccolta, l'archiviazione e la distribuzione di dati satellitari ai partner dell'ESA; oltre a ciò, la struttura agisce come centro di informazione tecnologica per l'intera agenzia.

Il Centro europeo per gli astronauti (EAC) è situato a Colonia, in Germania, ed è un centro per la selezione, l'addestramento, il supporto medico degli astronauti, oltre al supporto per le preparazioni al lancio e durante le missioni. Il Centro europeo per l'astronomia spaziale (ESAC), situato a Villanueva de la Cañada, in Spagna, è il centro ESA per la ricerca astronomica. Infine il Centro europeo per le applicazioni spaziali e le telecomunicazioni (ECSAT) nell'Oxfordshire, Regno Unito, si occupa di tecnologia spaziale e telecomunicazioni.

Le attività dell'ESA sono raggruppate in due categorie: i programmi "obbligatori" e quelli "facoltativi". I programmi svolti nell'ambito del budget generale e di quello del programma scientifico sono obbligatori e comprendono le attività di base dell'Agenzia (l'esame di progetti futuri, la ricerca tecnologica, gli investimenti tecnici comuni, i sistemi informativi, i programmi di formazione). Tutti i paesi membri contribuiscono a questi programmi proporzionalmente al loro reddito nazionale.

Gli altri programmi, detti "facoltativi", interessano solo alcuni dei paesi membri che sono liberi di stabilire il loro livello di partecipazione. I programmi facoltativi riguardano settori come l'osservazione della Terra, le telecomunicazioni, il trasporto spaziale e il volo spaziale con equipaggio umano. Anche i progetti della stazione e delle piattaforme spaziali, così come le ricerche in microgravità, sono finanziati nell'ambito dei programmi facoltativi.

La flotta ESA è composta da 3 lanciatori, l’Ariane 5 (con un carico utile massimo di 6-10 tonnellate), il Sojuz (3 tonnellate di carico utile) e il lanciatore Vega (con 1,5 tonnellate). Il lancio dei razzi è gestito dall'Arianespace, una società controllata dall'ESA e dal CNES (una quota minore è gestita dall'EADS) che utilizza il Centro Spaziale Guianese ESA nella Guyana francese come base di lancio. Dato che molti satelliti hanno un'orbita equatoriale il lancio da una zona equatoriale facilita i lanciatori e permette di trasportare un carico utile superiore a quello trasportato da un razzo lanciato da una base nordica.

Gli obiettivi primari dell’ESA comprendevano ricerche scientifiche svolte con sonde automatiche ma a partire dal 1978 iniziò anche un programma di esplorazione umana dello spazio, inizialmente a bordo di navicelle sovietiche e poi anche statunitensi, principalmente rivolte a operazioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Astronauti italianiIl Corpo astronauti è attualmente composto da quattordici membri provenienti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia. Sei nuovi astronauti ESA sono stati selezionati nel maggio 2009, dopo una campagna di reclutamento lunga un anno, e hanno iniziato il loro addestramento base all'EAC nel settembre 2009.

Tra gli astronauti in servizio attivo ricordiamo gli italiani Paolo Nespoli, Roberto Vittori, Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano. Non fa più parte del corpo astronauti invece Umberto Guidoni, che con la missione STS-100 nel 2001 è stato il primo astronauta europeo a bordo della ISS.

Ad oggi, l’attività dell’ESA è rivolta alla costruzione e manutenzione dell’ISS con moduli come Columbus, il modulo contenente il laboratorio scientifico, installato nel febbraio 2008 durante la missione STS-122 della NASA, e il modulo di osservazione Cupola che è stato completato nel giugno 2005 da Alenia Spazio per conto dell'ESA e installato nel febbraio 2010 con la missione STS-130.

L'ESA ha contribuito inoltre al rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale con la propria navetta da carico appositamente progettata e costruita ATV, cioè Automated Transfer Vehicle dal 2008 al 2015.

I cataloghi di cui si è trattato finora erano dei cataloghi “generici”, ma esistono anche cataloghi rivolti a particolari categorie di stelle

I cataloghi di cui si è trattato finora erano dei cataloghi “generici”, ma esistono anche cataloghi rivolti a particolari categorie di stelle, ad esempio, stelle doppie, variabili o con caratteristiche peculiari.

In questo articolo ci limiteremo ad elencarne alcuni.

 

Catalogo Gliese

Il Catalogo Gliese o Catalogue of Nearby Stars (CNS), in italiano catalogo delle stelle vicine, è un catalogo stellare creato con lo scopo di classificare tutte le stelle situate entro 20 parsec dalla Terra secondo la loro ascensione retta.

La sua compilazione è dovuta a Wilhelm Gliese, con la collaborazione successiva di Hartmut Jahreiß; infatti è anche noto come Catalogo Gliese-Jahreiß.

La prima edizione del catalogo risale al 1957 e contiene 915 stelle singole e doppie (da Gl1 a Gl915). Questo catalogo fu aggiornato nel 1969 fino ad includere 1049 stelle. Per non alterare i numeri di catalogo della prima edizione senza infrangere la convenzione d'ordine basata sull'ascensione retta, la seconda edizione adotta una numerazione con il punto decimale. Tale edizione è comunemente nota con la sigla CNS2.

Negli anni successivi sono state introdotte numerose estensioni del catalogo:

Nel 1970, Richard van der Riet Wooley aggiunse 850 oggetti (da Wo9001 a Wo9850), portando la distanza limite a 25 parsec.
Nel 1979, Gliese e Jahreiß introdussero altri 452 oggetti, di cui 292 identificabili come stelle vicine (da GJ1001 a GJ1292) e 160 come probabili stelle vicine (da GJ2001 a GJ2160). La sigla GJ viene talvola applicata in modo retroattivo anche agli oggetti del CNS2.
Infine, nel 1991, Gliese e Jahreiß hanno pubblicato la Versione preliminare del terzo catalogo delle stelle vicine, che introduce 1388 nuovi oggetti, da GJ3001 a GJ4388. (Questi oggetti non furono originariamente numerati dagli autori, e vengono talvolta indicati con la sigla NN, "no name".)
Il catalogo del 1991 è comunemente noto con la sigla CNS3 e nonostante sia "preliminare" non è stato ancora aggiornato.

Kepler Object of Interest

A Kepler Object of Interest (KOI) è una stella osservata dalla sonda Kepler che è sospettata di ospitare uno o più pianeti in transito. I KOI provengono da un elenco principale di 150.000 stelle che si è generato dal Kepler Input Catalog (KIC). Un KOI mostra un periodico oscuramento, indicativo del passaggio di un pianeta invisibile tra la stella e la Terra, che eclissa parte della stella. Tuttavia, tale oscuramento non è una garanzia di un pianeta in transito, ma può essere riferito ad altri oggetti astronomici - come una binaria ad eclisse sullo sfondo - in grado di simulare un segnale di transito. Per questo motivo, la maggioranza dei KOI non sono ancora confermati come transiti planetari.

Il 1° febbraio 2011, è stato fatto un aggiornamento delle osservazioni fatte e il numero dei transiti è arrivato a 1235 attorno a 997 stelle.

Fonte: Wikipedia

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