Lo sapevi che...
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Esattamente 78 anni fa il mondo perdeva uno dei suoi scienziati più illustri: Albert Einstein. Nato ad Ulm, in Germania, ma naturalizzato svizzero e statunitense, è conosciuto ai più (oltre che per le sue massime) per le sue teorie della Relatività Ristretta (sintetizzata nella nota formula E=mc2) e per quella della Relatività Generale.
Di lui si è detto che andasse male a scuola, soprattutto in matematica; in realtà, è vero che il giovane Einstein aveva delle difficoltà, ma prevalentemente in francese e nelle materie umanistiche, ma questo a causa della dislessia di cui era affetto. Pare infatti che egli imparò a parlare a 3 anni e a leggere a 9 (anche se poi recuperò ampiamente il tempo perduto, visto che a 12 anni già si dilettava a leggere libri di fisica!). Di sicuro, non ebbe mai problemi né con la fisica né con la matematica.
Era un appassionato di musica e suonava egli stesso il violino; amava camminare e andare in bici, come testimoniato da numerose foto che lo ritraggono, ma non prese mai la patente per guidare l’auto.
A lui è stato dedicato un elemento chimico, l’einsteinio, un metallo altamente radioattivo, non presente in natura e a tutt’oggi poco studiato.
Dopo la sua morte, benché avesse espresso verbalmente il desiderio di essere cremato, il patologo che effettuò l'autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò a casa propria immerso nella formalina in un barattolo sottovuoto per circa 40 anni. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri furono disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, per il bene della scienza acconsentirono al sezionamento del cervello in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori.
Gli studi effettuati in seguito hanno evidenziato che il cervello dello scienziato non era più grande della media anzi, un po’ più leggero; al contrario, i lobi parietali (deputati alle funzioni matematiche, musicali e del linguaggio), erano più ampi di ben il 15%.
Fonte: Wikipedia
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Il 17 aprile 1967 viene lanciato il Surveyor 3, il terzo lander lunare lanciato dagli Stati Uniti verso la Luna. Il suo scopo era raccogliere informazioni ambientali necessarie per le successive missioni Apollo.
Quello che forse non tutti sanno è che il suo allunaggio fu molto movimentato perché alcune rocce con un elevato potere riflettente confusero il radar di bordo e il razzo non venne spento all'altezza giusta. Di conseguenza la sonda rimbalzò per ben due volte prima di posarsi sulla superficie lunare.
Il Surveyor 3 fu il primo lander statunitense ad avere a bordo un braccio meccanico che doveva scavare delle trincee nel suolo lunare allo scopo di fotografarlo e studiarne la consistenza e composizione. Il suolo prelevato da questi scavi fu portato vicino alla telecamera che inviò a Terra le immagini. Quando giunse la notte lunare, il 3 maggio 1967, la sonda fu spenta per preservare la carica delle batterie; tuttavia, alla successiva alba lunare, dopo 14 giorni terrestri, la sonda non si riattivò più.
Prima del lancio la videocamera della sonda fu accidentalmente contaminata dal batterio Streptococcus mitis, il quale sopravvisse sulla Luna per ben 2 anni e mezzo prima che l'equipaggio dell'Apollo 12 smontasse la camera e la riportasse a Terra. La scoperta del batterio infiammò subito i sostenitori della panspermia, ma ebbe come conseguenza solo l'adozione di misure più drastiche da parte della NASA per impedire contaminazioni di altri corpi celesti.
Fonte: Wikipedia
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Le due stelle più luminose del Delfino sono, a dispetto della nomenclatura di Bayer, Beta (magnitudine 3,6) e Alfa (magnitudine 3,8). La prima è chiamata Rotanev (β Del), mentre la seconda ha il nome Sualocin (α Del). Questi nomi hanno un'etimologia curiosa: vennero conferiti da padre Giuseppe Piazzi, l'astronomo che diresse l'osservatorio di Palermo e a cui si deve la scoperta del primo degli asteroidi, Cerere, poi elevato al rango di pianeta nano. Egli volle, con quei nomi, ricordare il suo collaboratore Niccolò Cacciatore, del quale tradusse il nome in latino, Nicolaus Venator, che divenne (letto in senso contrario) il nome dei due astri.
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Tutti conoscono gli anelli di Saturno, quel meraviglioso sistema di anelli planetari che ruota attorno al pianeta più famoso del sistema solare. Composti da miliardi di frammenti di ghiaccio, polveri, silicati ed altri materiali, della grandezza che varia dal micrometro ad alcune centinaia di metri, orbitanti sul piano equatoriale attorno al pianeta e organizzati in un grande anello piatto molto sottile (rispetto al diametro del pianeta). A seguito dell'esplorazione ravvicinata fatta dalla sonda spaziale Cassini-Huygens, il loro spessore è stato misurato mediamente in circa 10 metri.
In compenso gli anelli non sono completamente piatti, in alcune zone le particelle sono addensate in strutture e onde che si estendono da 3 a 5 km sopra e sotto il piano dell’anello, proiettando così lunghe ombre in particolari momenti di inclinazione rispetto al sole.
Gli anelli sono suddivisi in sette fasce separate da divisioni (spazi) che sono quasi vuote di detriti. L'organizzazione in fasce e divisioni risulta da una complessa dinamica ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo i cosiddetti satelliti pastori, lune di Saturno che orbitano all'interno o subito fuori dall'anello.
L'origine degli anelli è sconosciuta. Ci sono due ipotesi principali: che siano il risultato della distruzione di un satellite di Saturno, ad opera di una collisione con una cometa o con un altro satellite, oppure che siano un residuo del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad assemblarsi in un corpo unico.
Una ricerca NASA effettuata nel 2018 in collaborazione con l'osservatorio Keck ha stimato l’età degli anelli in appena 100 milioni di anni e confermato le stime effettuate sulle osservazioni delle due sonde Voyager, in base alle quali il sistema di anelli dovrebbe precipitare completamente entro 300 milioni di anni, a causa della gravità e dell'intenso campo magnetico del pianeta.
Fonte: Wikipedia
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Fu il secondo orbiter costruito nell'ambito del programma Space Shuttle dopo l'Enterprise. Fu però il primo a volare nella missione STS-1 compiuta tra il 12 e il 14 aprile 1981. Il lancio avvenne dalla rampa 39-A del John F. Kennedy Space Center e dopo due giorni l'orbiter atterrò sul lago Rogers (un bacino asciutto) alla base aerea Edwards in California.
Il primo volo del Columbia fu comandato da John Young (un veterano dello spazio proveniente dai programmi Gemini e Apollo) e pilotato da Robert Crippen, mai stato nello spazio in precedenza, ma appartenente all'equipaggio di supporto per missioni Skylab e Apollo-Sojuz.
Gli obiettivi principali riguardavano il test sulla sicurezza in fase di lancio e in fase di atterraggio. Inoltre sono stati registrati ed elaborati i valori di temperatura, pressione e accelerazione nelle varie parti della navicella.
Il 1º febbraio 2003 il Columbia si disintegrò nell'atmosfera durante il volo di rientro dalla sua ventottesima missione (STS-107). Tutti e sette gli astronauti morirono nell'incidente.
Dall'analisi delle immagini della partenza dello Shuttle, si è potuto vedere che un blocco di schiuma solida si era staccato dall'External Tank colpendo il rivestimento dell'ala sinistra della navetta provocando un foro di circa 25 centimetri che, al rientro, avrebbe permesso al calore di entrare all'interno, indebolendo la struttura portante della navetta fino a renderla ingovernabile tanto da consentire alle forze aerodinamiche di disintegrarla.
Fonte: Wikipedia