Lo sapevi che...
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Come non parlare oggi di un orgoglio italiano? Samantha Cristoforetti, nata a Milano il 26 aprile 1977 (ma originaria di Malé, in provincia di Trento), ha un curriculum talmente ricco che riuscire a sintetizzarlo diventa difficile…
Maturità scientifica e laurea magistrale in ingegneria meccanica all'Università Tecnica di Monaco di Baviera. Nel 2001 è ammessa all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli, uscendone nel 2005 come ufficiale del ruolo navigante normale e con laurea in scienze aeronautiche presso l'Università Federico II a Napoli. Durante l'accademia si distingue come allieva modello, ricevendo il premio della sciabola d'onore, assegnato a chi viene riconosciuto come primo della classe per tre anni consecutivi.
Successivamente, nel 2005 e 2006, si specializza negli Stati Uniti d'America con il programma Euro-NATO Joint Jet Pilot Training (ENJJPT) presso la Sheppard Air Force Base di Wichita Falls in Texas, dove diventa pilota di guerra e viene assegnata al 132º Gruppo Volo del 51º Stormo di Istrana in Italia.
A maggio 2009 è selezionata come astronauta dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Prima astronauta di nazionalità italiana ad effettuare un volo spaziale; con la missione ISS Expedition 42/Expedition 43 del 2014-2015 ha conseguito il record europeo e record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo (199 giorni), quest'ultimo superato nel settembre 2017 dalla statunitense Peggy Whitson e a sua volta superato nel 2019 dalla collega Christina Koch.
Dal 10 al 22 giugno 2019 ha comandato la missione NEEMO 23, un programma della NASA per lo studio della vita umana in un laboratorio sottomarino, Aquarius, al fine di preparare le future missioni di esplorazioni spaziali.
Il 27 aprile 2022, la missione SpaceX Crew-4 è decollata con Samantha Cristoforetti e altri 3 membri dell'equipaggio. Appena giunta sulla stazione internazionale si è unita alla Expedition 67 ed il 21 luglio 2022 è diventata la prima donna europea a condurre un'EVA (attività extra veicolare) e il primo astronauta europeo a condurla con la tuta spaziale russa Orlan.
Il 28 settembre 2022 Samantha Cristoforetti è diventata la prima astronauta donna europea a diventare comandante della ISS.
Parla italiano (madrelingua), tedesco, inglese, francese, nonché il russo, utilizzato nelle comunicazioni tra la stazione spaziale e il centro di controllo a terra presso il Cosmodromo di Baykonur. Si sta dedicando allo studio del cinese, anche in previsione di una possibile missione spaziale dell'agenzia spaziale cinese.
Come se tutto questo non fosse sufficiente, Samantha Cristoforetti è, oltre che un'astronauta, un’ambasciatrice UNICEF ed un personaggio molto attivo nella divulgazione scientifica, a mezzo stampa, televisione e social network.
Samantha è stata insignita dal Presidente della Repubblica dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Le sono state conferite lauree honoris causa dall'Università di Pavia, dal Politecnico di Torino e dalla Vrije Universitaet di Amsterdam.
Le sono stati dedicati un asteroide (15006 Samcristoforetti), un nuovo ibrido di orchidea spontanea scoperto in Salento e una bambola Barbie.
Radioamatrice, appassionata di escursionismo e immersioni subacquee ed una fan del franchise Star Trek. Quando non è in viaggio per lavoro, Samantha vive col compagno Lionel Ferra e i loro due figli Kelsi Amel e Dorian Lev, vicino al centro astronautico dell'ESA a Colonia, in Germania.
Fonte: Wikipedia
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Anders Celsius (27 novembre 1701 – 25 aprile 1744) è noto ai più per essere stato il promotore del grado centigrado, in seguito rinominato Celsius in suo onore. In realtà, la scala proposta da Celsius era basata su una suddivisione centesimale, ma era inversa rispetto a quella che usiamo oggi: il valore 100 °C corrispondeva infatti alla temperatura, a livello del mare, alla quale l'acqua congela, mentre il valore 0 °C corrispondeva alla temperatura, sempre a livello del mare, alla quale l'acqua bolle. Fu il connazionale Linneo a invertirla tre anni più tardi.
Quello che forse non tutti sanno è che fu anche professore di astronomia presso l'Università di Uppsala dal 1730 alla sua morte ed anche il fondatore dell'osservatorio astronomico di Uppsala.
Fece un lungo viaggio di studio tra il 1732 e il 1735 visitando numerosi osservatori in Germania, Francia e Italia. Pubblicò i risultati di 316 osservazioni di aurore boreali eseguite da lui o da altri nel periodo tra il 1716 e il 1732.
A Parigi partecipò allo studio di una spedizione in Lapponia per la misura di un arco di meridiano, e prese parte, nel 1736, al viaggio effettivo, organizzato dall'Accademia francese delle scienze. La partecipazione di Celsius a questo viaggio gli guadagnò molto rispetto in Svezia e suscitò interesse nelle scienze astronomiche nel Paese.
Nel 1738 pubblicò il De observationibus pro figura telluris determinanda (Osservazioni sulla determinazione della forma della Terra).
A lui è stato dedicato un cratere sulla Luna, il cratere Celsius, e l'asteroide 4169 Celsius.
Fonte: Wikipedia
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Il 23 aprile 1967 venne lanciata la Sojuz 1, la prima missione con equipaggio della nuova navicella spaziale sovietica Sojuz. A causa di diverse imperfezioni di carattere tecnico, la missione dovette essere interrotta in anticipo avviando un atterraggio di emergenza; purtroppo il cosmonauta Vladimir Michajlovič Komarov morì durante l'atterraggio della capsula.
L'esplorazione umana dello spazio da parte dei sovietici era riuscita negli anni dal 1961 al 1965 a raggiungere una serie di importantissimi primati: il primo essere umano nello spazio con la Vostok 1 (aprile 1961); il primo volo di gruppo con le Vostok 3 e Vostok 4 (agosto 1962); la prima donna nello spazio con Vostok 6 (giugno 1963); la prima capsula spaziale equipaggiata da più piloti con Voschod 1 (ottobre 1964) e la prima attività extraveicolare con Voschod 2 (marzo 1965).
Successivamente l'Unione Sovietica non era più riuscita ad avanzare in questo settore, dato che era già stato raggiunto il limite tecnico delle capsule impegnate per le varie missioni. Le capsule sovietiche Vostok e Voschod, al contrario delle statunitensi del programma Gemini, non avevano la possibilità di essere pilotate e pertanto non consentivano l'esecuzione di manovre orbitali.
Questo ritardo doveva essere compensato dalla nuova capsula Sojuz, la quale si trovava in fase di progettazione e di sviluppo sin dal 1963.
Tre missioni di prova prive di equipaggio fallirono tra il 1966 e il 1967, terminando con l’esplosione in volo della capsula per la prima missione, con un incendio a terra che provocò l’esplosione del razzo che avrebbe dovuto portare in orbita la seconda missione e con un errore in fase di rientro della terza capsula, che finì per precipitare nelle acque del lago Aral dove poté essere recuperata con enorme fatica dai sommozzatori.
Al contrario, il programma di esplorazione umana dello spazio da parte degli americani era già riuscito nel dicembre del 1965 a effettuare la prima manovra di rendez-vous fra due equipaggi in volo nello spazio durante le missioni Gemini 6 e Gemini 7. Inoltre, con Gemini 8, a marzo del 1966 era riuscito il primo aggancio di due veicoli spaziali nell'orbita terrestre.
Fu a quel punto che l’Unione Sovietica, pur rimasta orfana del principale artefice dei successi spaziali degli anni precedenti, Sergei Korolev, decise di approfittare dello stop del Programma Apollo (seguito alla catastrofe dell’Apollo 1), dando il via al programma Sojuz, con l’ambizioso obiettivo di eseguire una manovra di aggancio di due capsule spaziali con equipaggio nell'orbita terrestre consentendo contemporaneamente a tale manovra il passaggio di cosmonauti da una capsula verso l'altra - un nuovo primato nella corsa verso lo spazio. Pertanto venne programmato di impegnare le prime due navicelle spaziali Sojuz per il primo doppio lancio e volo di coppia equipaggiato di questo programma.
Il 23 aprile 1967 venne così lanciata la Sojuz 1 (con il cosmonauta Vladimir Michajlovič Komarov), cui avrebbe dovuto seguire, a distanza di 24 ore, il lancio della gemella Sojuz 2 (con i cosmonauti Bykovskij, Eliseev e Chrunov).
Poco dopo aver raggiunto la traiettoria d'orbita terrestre ebbero inizio i problemi: uno dei due pannelli solari non si era aperto come previsto e pertanto non poteva essere garantita l'alimentazione d'energia per la capsula. Inoltre Komarov non fu in grado di girare la navicella per rivolgerla verso il Sole. Pertanto neppure l'unico pannello solare correttamente aperto fu in grado di fornire sufficiente energia. Considerando che la capsula Sojuz era dotata di accumulatori di energia di capacità relativamente scarsa, fu immediatamente chiaro che la missione non poteva durare il tempo originariamente previsto. Inoltre i due trasmettitori radio a onde corte non funzionarono correttamente e pertanto un collegamento perfetto poté essere garantito esclusivamente tramite frequenza VHF, cioè solo quando la capsula sorvolava territorio sovietico. Inizialmente si pensò di utilizzare l’equipaggio della Sojuz 2 per dispiegare il pannello che non si era aperto ma poi, l’accavallarsi dei problemi convinse la Commissione di Stato ad annullare il lancio della seconda missione e Komarov dovette rientrare a terra senza nessun aiuto. Alla 18ma orbita, dopo due tentativi falliti, dovette accendere manualmente i retrorazzi frenanti e la capsula iniziò la discesa. Raggiunti i 7 chilometri di altezza, i paracadute si aprirono solo parzialmente e questo portò la capsula ad impattare al suolo alla velocità di 40 metri al secondo, causando la morte del cosmonauta. In seguito si scoprì che, oltre a molteplici errori e imperfezioni di costruzione e di sviluppo, ci fu anche un errore di assemblaggio dei paracadute. Se la Sojuz 2 fosse stata lanciata come programmato, anche i tre cosmonauti a bordo sarebbero deceduti per lo stesso problema. Dovevano pertanto la loro vita ai problemi subito denunciati da Komarov sulla Sojuz 1, che avevano fatto cancellare il decollo della seconda capsula.
Fonte: Wikipedia; immagine: NASA
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Negli ultimi due secoli sono state adottate diverse convenzioni per la nomenclatura delle comete.
Prima che fosse adottata la nomenclatura attuale, le comete venivano identificate con una grande varietà di nominativi ed alcune di esse, le più famose, sono conosciute ancora oggi con le primitive designazioni. Ne è un esempio la Cometa di Halley (a cui fu assegnato questo nome dopo che Edmund Halley ebbe dimostrato che le comete del 1531, 1607 e 1682 erano lo stesso oggetto celeste e ne predicesse correttamente il ritorno nel 1759. Ma anche ad esempio, la Cometa Encke e la Cometa Biela (che furono nominate dal cognome degli astronomi che ne calcolarono l'orbita, piuttosto che da quello dei loro scopritori) e molte altre. Successivamente, le comete periodiche saranno nominate abitualmente dal nome degli scopritori (con un massimo di tre) o con il nome degli strumenti utilizzati, ma si continuerà a riferirsi soltanto con l'anno alle comete che appaiono solo una volta. In seguito alle comete veniva assegnata una designazione provvisoria composta dall'anno della scoperta seguito da una lettera minuscola a indicare l'ordine di scoperta nell'anno (per esempio, la Cometa 1969i (Bennett) è stata la 9ª cometa scoperta nel 1969. Una volta che era stato osservato il passaggio al perielio della cometa e ne era stata calcolata l'orbita con una buona approssimazione, alla cometa veniva assegnata una designazione permanente composta dall'anno del passaggio al perielio e da un numero romano indicante l'ordine di passaggio al perielio nell'anno. Così la Cometa 1969i è diventata la Cometa 1970 II (la seconda cometa a esser passata al perielio nel 1970).
Aumentando il numero delle comete scoperte, questa procedura divenne scomoda e nel 1994 l'Unione Astronomica Internazionale ha adottato una nuova nomenclatura. Adesso, al momento della loro scoperta le comete ricevono una sigla composta da "C/", dall'anno della scoperta, da una lettera maiuscola dell'alfabeto e un numero; la lettera indica in quale mese e parte del mese (prima o seconda metà) è stata scoperta, il numero indica l'ordine progressivo di annuncio della scoperta, durante ogni periodo di mezzo mese; a questa sigla segue il nome dello scopritore. Possono essere attribuiti fino a tre nomi o, se il caso, il nome del programma o del satellite che ha effettuato la scoperta. Negli ultimi anni si è assistito alla scoperta della natura cometaria di numerosi oggetti ritenuti inizialmente di natura asteroidale. Se tale scoperta avviene entro breve tempo dall'individuazione dell'oggetto, viene aggiunta alla sigla asteroidale la parte iniziale della sigla attribuita alle comete periodiche (P/); se invece si tratta di asteroidi scoperti e osservati da anni, all'oggetto viene assegnata una seconda denominazione cometaria e mantiene anche quella asteroidale.
Nella nomenclatura astronomica per le comete, la lettera che precede l'anno indica la natura della cometa e può essere:
P/ indica una cometa periodica (definita a tale scopo come avente un periodo orbitale inferiore ai 200 anni o di cui sono stati osservati almeno due passaggi al perielio);
C/ indica una cometa non periodica (definita come ogni cometa che non è periodica in accordo alla definizione precedente);
D/ indica una cometa disintegrata o "persa";
X/ indica una cometa per cui non è stata calcolata un'orbita precisa (solitamente sono le comete storiche);
A/ indica un oggetto identificato erroneamente come cometa ma che è in realtà un asteroide.
Quando viene osservato un secondo passaggio al perielio di una cometa identificata come periodica, a essa viene assegnata una nuova denominazione composta da una P/, seguita da un numero progressivo dell'annuncio e dal nome degli scopritori secondo le regole precedentemente indicate. Così la Cometa di Halley, la prima cometa a essere stata individuata come periodica, presenta anche la designazione 1P/1682 Q1. Una cometa non periodica come la Cometa Hale-Bopp ha ricevuto la denominazione C/1995 O1. Le comete mantengono la denominazione asteroidale se l'hanno ricevuta prima che fosse identificata la loro natura cometaria, un esempio ne è la cometa P/2005 YQ127 (LINEAR).
Ci sono solo cinque oggetti catalogati sia come asteroidi sia come comete ed essi sono: 2060 Chiron (95P/Chiron), 4015 Wilson-Harrington (107P/Wilson-Harrington), 7968 Elst-Pizarro (133P/Elst-Pizarro), 60558 Echeclus (174P/Echeclus) e 118401 LINEAR (176P/LINEAR (LINEAR 52)).
Fonte: Wikipedia
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Lo SpaceX di Elon Musk ieri ha lanciato per la prima volta la sua nave da crociera Starship di nuova generazione in cima al nuovo potente razzo Super Heavy della compagnia, ma il volo di prova senza equipaggio si è concluso pochi minuti dopo con il veicolo che è esploso nel cielo.
Il razzo a due stadi, più alto della Statua della Libertà, è decollato dallo spazioporto della base stellare della compagnia a est di Brownsville, in Texas, per quello che avrebbe dovuto essere un volo di 90 minuti ma, a meno di quattro minuti dal lancio e a circa 32 chilometri di altezza, la navicella Starship non è riuscita a separarsi dal lanciatore e il velivolo spaziale ha iniziato a ruotare in modo disordinato ed è esploso (si ipotizza che l’esplosione sia stata innescata dai tecnici a terra per evitare disastri al rientro).
Tuttavia, i funzionari di SpaceX sul webcast hanno salutato con entusiasmo l'impresa di far uscire l'astronave e il razzo dalla piattaforma di lancio per la prima volta, dichiarando che, nonostante la breve durata, la prova ha avuto successo e lo stesso Elon Musk, fondatore, amministratore delegato e ingegnere capo di SpaceX, ha dichiarato su Twitter che ci sarà un prossimo lancio di prova di Starship "tra pochi mesi".
Nonostante queste dichiarazioni, però, oltre al lancio stesso, la missione di prova non è riuscita a raggiungere molti altri obiettivi, come il dispiegamento della nave Starship nello spazio e il rientro nell'atmosfera terrestre a 97 chilometri dalla costa hawaiana a velocità ipersonica, dove avrebbe dovuto affrontare forze aerodinamiche chiave e temperature elevatissime prima di tuffarsi nel Pacifico.
In ogni caso, far decollare per la prima volta l'astronave e il razzo booster appena combinati ha rappresentato una pietra miliare nell'ambizione di SpaceX di rimandare gli astronauti sulla Luna e infine su Marte, in qualità di partner principale del programma di volo spaziale umano appena inaugurato della NASA, Artemis.
Fonte: cbc.ca