Cos’è e a cosa serve quella catena di luci nel cielo…
Starlink è una costellazione di satelliti attualmente in costruzione dal produttore privato aerospaziale americano SpaceX del magnate di origini sudafricane Elon Musk per l'accesso a internet satellitare globale in banda larga a bassa latenza in grado, una volta completata, di portare internet in ogni parte del mondo senza l’utilizzo di strutture a terra. La costellazione sarà costituita da migliaia di satelliti miniaturizzati prodotti in massa, collocati in orbita terrestre bassa. SpaceX è intenzionata, inoltre, alla commercializzazione di alcuni dei suoi satelliti per scopi militari, scientifici ed esplorativi.
Ad oggi la flotta di Starlink conta circa 1740 elementi operativi su poco meno di 2000 satelliti lanciati (ma ne mancano ancora 10000 per completare la prima fase ed ulteriori 30000 per la seconda). Dopo il lancio i satelliti vengono posti ad un’altezza di 290 km, testati e poi, se idonei, vengono innalzati all’altezza definitiva di 550 km. In caso contrario, se possibile, vengono fatti deorbitare e ricadere sulla Terra, altrimenti vagano nello spazio fino al naturale decadimento dell’orbita (andando in ogni caso a incrementare il numero già preoccupante dei detriti spaziali in orbita bassa).
Contrariamente alla politica delle altre agenzie spaziali, gli Starlink di SpaceX non vengono testati a terra ma una volta in orbita, per cui eventuali difetti di progettazione vengono corretti solo con l’immissione della successiva ondata di satelliti, cioè con gli ulteriori 60 lanciati, mediamente, a distanza di due settimane.
Al di là degli innegabili vantaggi nelle comunicazioni, anche in situazioni disagiate (guerre, calamità naturali), è inevitabile che l’incredibile numero dei satelliti coinvolti nell’operazione sia quantomeno preoccupante. I controllori del traffico satellitare si trovano infatti a dover gestire una situazione nella quale il numero degli incontri ravvicinati potenzialmente pericolosi è in continuo aumento.
L’organismo preposto al controllo, lo Us Space Surveillance Network, già oggi tiene sotto controllo più di 30000 oggetti con dimensioni maggiori di 10 cm che orbitano attorno alla Terra (satelliti attivi o spenti, frammenti di satelliti o lanciatori, rottami vari). Per ognuno di questi frammenti vengono calcolate orbita e posizione prevista, istante per istante. I dati ottenuti vengono poi messi a confronto con quelli di tutti gli apparati orbitanti e quando ci si avvede che la distanza fra due oggetti può scendere al disotto del chilometro, viene emanato un messaggio di allerta allo scopo di evitare, se è il caso, un impatto (con modifica dell’orbita di uno dei due oggetti interessati). Va da sé che con l’aumento del numero degli oggetti in orbita, le situazioni allarmanti sono aumentate a dismisura, registrando una media di 1600 allerte ogni settimana, con enorme dispendio di risorse ed energie.
Tutto questo senza contare il danno al lavoro degli astronomi provocato dalle scie luminose prodotte dai satelliti; problema al quale SpaceX sta tentando di porre rimedio con la terza generazione di satelliti, ricoperti da materiale non riflettente, che abbasserà la luminosità al disotto della soglia di visibilità ad occhio nudo, ma ancora non abbastanza per non rimanere impresse nelle immagini fotografiche.